(ANSA) - CAGLIARI, 11 MAG - In Sardegna ci sono 170 mila
ettari di praterie di posidonia oceanica. Ma il 14% (più di
20mila ettari) risulta danneggiato. Colpa di ancoraggi
irregolari, pesca a strascico, sviluppo costiero come
costruzione di porti, dighe, barriere frangiflutti. E allora
ecco la possibile rinascita: nel 2022 verranno messe a dimora
20.000 nuove piantine su una superficie di 1.000 metri quadrati.
Ma l'obiettivo è molto più ambizioso: un milione di nuove
piantine entro il 2030. Il lavoro è già cominciato al largo
della Penisola del Sinis, in collaborazione con l'Area marina
protetta, con il ripristino in corso di un'area di 350 m2 con
circa 7.000 piantine. Seconda e terza fase partiranno a breve:
250 m2 a Villasimius, nell'Area marina protetta di Capo
Carbonara, e 400 m2 a Domus de Maria.
È la campagna lanciata dalla Fondazione Medsea, impegnata per
la tutela e la conservazione degli ecosistemi marini e costieri
del Mediterraneo, per il ripristino delle foreste marine di
posidonia nell'Isola. "Rientra in un progetto più ampio, 'Una
Foresta marina per salvare il Pianeta' - spiega il presidente
Alessio Satta - che intende ripristinare almeno 5 mila ettari di
praterie degradate nel mar Mediterraneo entro il 2050. Per
questo facciamo appello ad aziende, enti pubblici e privati e
istituzioni che vogliono impegnarsi in progetti di sostenibilità
ambientale sul lungo raggio e a tutelare l'ambiente e in
particolar modo il nostro prezioso mare". Proteggere le foreste
marine è importante quanto difendere quelle terrestri: sono
habitat di insediamento, riparo, nutrimento, area di
riproduzione e sviluppo dei pesci, riducono erosione delle
coste, assorbono C02. "Intervenire sulle praterie di posidonia
oceanica danneggiate prima che sia emergenza è certamente il
modo migliore per prevenirla. - chiarisce Francesca Frau,
biologa marina di Medsea - La perdita di posidonia è un danno
immenso considerato che questa pianta cresce appena 1-2 cm
all'anno. Il nostro lavoro consiste nel trovare l'area migliore
per ricreare la foresta attraverso l'utilizzo di un drone
subacqueo. Procediamo poi alla riforestazione e per 5 anni
monitoriamo la crescita delle piantine". (ANSA).
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