Sono le esplosioni piu' potenti del cosmo, dopo il Big Bang che ha dato origine all'universo. Sono anche velocissimi: durano una manciata di secondi e di conseguenza riuscire ad osservarli è molto difficile.
Emettono un'energia pari a cento miliardi di volte quella emessa dal Sole in un intero anno e brillano per un tempo brevissimo per poi svanire e non riapparire mai più nello stesso luogo dove si sono verificati.
Sono stati osservati per la prima volta alla fine degli anni ‘60 dai satelliti militari americani Vela, ma la scoperta e’ stata pubblicata solo nel 1973 a causa del segreto militare, ma senza fornire nessun elemento su provenienza, distanza e origine dei lampi ad alta energia. Da allora il mondo scientifico ha cominciato a formulare ipotesi, dividendosi fra i sostenitori di un'origine interna alla galassia (per esempio l'esplosione di una stella di neutroni nella Via Lattea) e coloro che ammettevano un'origine molto piu' distante.
Una prima risposta a favore di questa seconda ipotesi è arrivata all'inizio degli anni '90 con lo strumento Baste (Burst And Transient Source Experiment) a bordo del satellite americano Cgro (Compton Gamma-Ray Observatory), che aveva osservato e localizzato alcune centinaia di lampi, dimostrando che questi sono distribuiti uniformemente sulla sfera celeste e non concentrati sul piano galattico. Lo stesso satellite ha inoltre determinato la frequenza dei lampi (circa uno al giorno), distinguendoli in brevi (dalla durata minore di due secondi) e lunghi (fino a mille secondi).
Il problema di calcolare la distanza dei lampi gamma è stato risolto solo nel 1997, grazie ai dati del satellite italiano BeppoSax , dedicato al fisico italiano Giuseppe (Beppo) Occhialini, e alla scoperta della radiazione emessa dopo il lampo ad altre lunghezze d'onda (afterglow). Le misure della radiazione emessa nelle bande X, ottica e radio associata al lampo ha permesso di determinare con precisione la posizione della sorgente e di stabilire che le esplosioni provengono da galassie lontane. Grazie ai dati di BeppoSax è stato chiarito che i lampi gamma hanno un'energia enorme, pari a quella che si otterrebbe in pochi istanti se una massa come quella del Sole si annichilasse in luce.
Attualmente stanno raccogliendo dati interessanti sui lampi gamma i satelliti della Nasa Swift (nel quale l’Italia ha una forte partecipazione) e Glast (Gamma-ray Large Area Space Telescope), accanto al satellite italiano Agile (Astrorivelatore Gamma ad Immagini Leggero).